Storia del PDF: dalla nascita agli standard attuali. Si parla di ADOBE , Warnock , Il Postcript , e del Portable Document Format
Il PDF (Portable Document Format) è il formato file più importante del mondo, diventato uno degli strumenti di informazione distintivo di internet, l’unico che rimarrà qui anche dopo che saremo scomparsi.
Venne rilasciato per la prima volta da Adobe ad un pubblico non ancora pronto, un quarto di secolo fa, rivoluzionando il modo di condividere, archiviare e stampare i documenti.
Facciamo però un passo indietro…
COME INIZIO’ TUTTO…
La storia del PDF ha dell’incredibile: John Warnock era un ragazzo che per guadagnarsi da vivere lavorava in un negozio di pneumatici, li riparava per poi rimetterli sul mercato. Era un impiegato temporaneo e questo lavoro gli consentiva di ultimare gli studi in matematica all’University of Utah. Voleva insegnare ma era un lavoro che gli avrebbe portato gli stessi guadagni del negozio.
Decise così di inviare un curriculum a IBM, una multinazionale in cerca di giovani matematici. Iniziò così un tirocinio con l’azienda che lo portò in diverse scuole per imparare a programmare: l’incontro con i computer gli cambiò la vita per sempre.
Tutto questo era inimmaginabile considerando che da piccolo odiava la matematica e venne anche più volte bocciato. A scuola si definiva un mediocre e che andava all’Università solo perché lo facevano tutti quelli nati nello Utah. Tutto cambiò quando un insegnante fece nascere in lui la passione per la matematica. Era un genio, solo che ancora non lo sapeva (riuscì a risolvere il radicale di Jacobson, un problema algebrico fino ad allora mai risolto!).
DA IBM A XEROX
Decise poi di rischiare: lasciò l’IBM e iniziò a lavorare in una startup (non sua!) chiamata “Evans & Sutherland”: cercava ricercatori e ingegneri per sviluppare un linguaggio di programmazione che consentisse a computer e stampanti di comunicare.
Divenne il leader del progetto e solo dopo qualche anno lasciò la startup per entrare nel centro di ricerca di Xerox a Palo Alto, oggi una delle più grandi produttrici di stampanti e fotocopiatrici. Qui incontrò Charles Geschke, ex insegnante di matematica divenuto ingegnere, ed insieme svilupparono InterPress (un protocollo innovativo che metteva in comunicazione stampanti e pc).
Charles e John volevano lanciarlo sul mercato mentre Xerox voleva farne uno standard solo per i suoi prodotti. Non accettarono perché in questo modo il mondo non avrebbe conosciuto la loro idea. Così decisero di lasciare Xerox e fondarono Adobe System nel 1982.
ADOBE SYSTEM E IL POSTSCRIPT
La prima invenzione fu PostScript: un linguaggio adatto alla descrizione di pagine e immagini che aiutava il dialogo tra computer e stampanti. Fino a quel momento era un lusso di poche aziende, quelle che potevano permettersi i costi alti delle operazioni. Adobe stava rivoluzionando tutto questo.
Il linguaggio conteneva istruzioni su come e dove disegnare linee, punti, lettere dell’alfabeto e altri elementi grafici. In questo modo, ogni apparecchio (capace di eseguire il programma, quelli cioè che disponevano di un interprete PostScript) potevano riprodurre immagini e documenti.
WARNOCK, JOBS E LA LASERWRITER
Steve Jobs fu il primo a testare questa soluzione nel 1985: adattò PostScript alla prima stampante laser di Apple, la LaserWriter.
L’obiettivo di Apple e Adobe era mostrare le grandi capacità di questa stampante. Warnock così decise di programmare personalmente un modulo per le imposte che prese il nome di IRS (Internal Revenue Service).
A quei tempi però John scrisse troppe righe di codice per il PostScript, la stampante impiegava 2 minuti e 45 secondi per stampare il modulo. Jobs ne fu inorridito.
Così riguardò il codice trovando il modo di “appiattire” il file. La nuova versione del modulo IRS stampava in soli 22 secondi!
Questa tecnica di appiattimento divenne nota come “graph binder” (“agglomeratore grafico”), ma rimase una tecnologia dormiente all’interno di Adobe per diversi anni.
I LIMITI DEL POSTSCRIPT
Con il tempo si trovarono limiti nel PostScript: ad esempio quando venne commercializzato funzionava “solo” su 100 tipologie di stampanti, questo perché richiedeva macchine molto performanti.
“È una soluzione a lungo termine quando la potenza dei dispositivi crescerà nel tempo. Ma oggi PostScrip non è utilizzabile su molte delle macchine in circolazione” scrisse Warnock nel documento “The Camelot Project” nel 1991 nel quale voleva risolvere un problema in quella fase si sviluppo dell’informatica: “Quello di visualizzare materiali tra diverse applicazioni e sistemi operativi”.
“Immaginate la possibilità di inviare documenti completi di testo e grafica (giornali, articoli di riviste, manuali tecnici, ecc.) tramite posta elettronica via rete. Questi documenti potrebbero essere visualizzati da qualunque macchina e il documento selezionato stampato localmente. Questa possibilità cambierebbe davvero il modo in cui l’informazione è gestita. Potrebbe essere possibile accedere a grandi archivi di documenti centralizzati e stampare in remoto selettivamente. Questo permetterebbe di risparmiare milioni di dollari sui costi per l’inventario dei documenti”
Presentò il concetto alla Seybold Conference di San Jose di quell’anno.
IL PDF
Il documento è la base da cui parte la creazione di un nuovo formato: il PDF. Non è un linguaggio, ma un formato che supera PostScript: è multipiattaforma, ideato cioè per avere un aspetto identico su ogni device, niente più problemi di formattazione nel trasferimento. È gratuito ed open, occorre scaricare il programma Adobe Reader per visualizzarlo. Nessuna informazione viene persa nel trasferimento. Grazie a queste caratteristiche in poco tempo diventò il formato preferito per pubblicare documenti, per i quali era importante mantenere intatta la formattazione grafica
ACROBAT
L’entusiasmo portò in Adobe l’istituzione di un gruppo di programmatori che creò un prototipo del software tutt’oggi conosciuto.
La commercializzazione fu avviata il 15 giugno 1993 cambiando nuovamente il nome in “Acrobat“.
Il pacchetto comprendeva:
- un driver di una stampante virtuale che consentiva di creare file PostScript da qualsiasi applicazione;
- Acrobat Distiller per convertire i file PostScript nel nuovo formato di interscambio;
- Acrobat Exchange per convertire, visualizzare e stampare i file;
- Acrobat Reader per visualizzare e stampare i file.
Il formato di interscambio non era più denominato IRS ma “PDF”, l’acronimo che oggi tutti conosciamo.
INIZIALMENTE DI DIFFICILE DIFFUSIONE
Non fu semplice la diffusione del PDF questo perché venne considerato poco più di una curiosità fino alla fine degli anni ’90 in quanto il prezzo di acquisto Adobe era molto alto: la Personal edition costava $ 695, la Network edition arrivava a $ 2.495 e la licenza per l’Acrobat Reader era di $ 50.
L’AGGIORNAMENTO CHE CAMBIO’ IL PDF E L’INDUSTRIA EDITORIALE/GRAFICA
Con il PDF 1.2 si diede una scossa all’industria editoriale. Tanti furono gli aggiornamenti:
- Supporto per lo spazio colore in quadricromia (CMYK);
- lo “spot” color (qualsiasi colore generato da un inchiostro stampato utilizzando una singola tiratura);
- altre specifiche di stampa (OPI, mezzitoni, supporto alla sovrastampa).
Gli sviluppatori di software di prestampa iniziare a scrivere dei plug-in (modulo aggiuntivo di un programma utilizzato per aumentarne le funzioni) per Acrobat.
I più popolari RIP (Raster Image Processor) di stampa aggiunsero il supporto PDF così da attirare le grandi aziende di stampa che non dovettero più contattare i clienti per richiedere le risorse grafiche o font sconosciuti.
PDF/X
Nel 1998 fu individuato uno standard industriale, il PDF/X, in tale occasione Adobe decise coraggiosamente di distribuire gratuitamente Adobe PDF Reader.
Proprio in quel periodo la versione Acrobat 3.0 introdusse un plug-in Reader per il browser Web di punta: Netscape Navigator. Da quel momento in poi il PDF divenne uno standard web pur restando un formato proprietario.
TANTI FURONO GLI AGGIORNAMENTI
PDF 1.3 _1999 Gestione migliorata dei font, spazio colore e supporto OPI. Postel inizia a parlare del PDF.
PDF 1.4 _Supporto della trasparenza nativa (funzionalità non del tutto gradita dal mondo della stampa).
PDF 1.5 _2003 Supporto per i livelli, migliore codifica e compressione dei file.
PDF 1.6 _2005 Contenitore per altri file (portfolio PDF), inclusione dati 3D, incorporazione di caratteri OpenType nativi.
Tante furono le sfide da affrontare, come la questione dei crack dei programmi.
Oggi la suite Adobe è cloud quindi si paga solamente l’uso effettivo con abbonamenti mensili (non si acquista più un pacchetto di software). Questo portò a prezzi minori, frequenti aggiornamenti e calo della pirateria.
ISO 32000-1 2008
Nel gennaio del 2008 Adobe consegnò il formato alla International Standards Organization, noto con il titolo di ISO 32000-1 2008.
Da qui il vero momento di rivoluzione del PDF (che ha toccato anche Postel).
Nacque uno standard, il PDF/A, che servì a soddisfare le esigenze di archiviazione dei documenti per un lungo periodo di tempo.
L’ISO fece poi la cosa più importante per far sì che si stabilisse uno standard comune: assolutamente nulla.
In questo modo il PDF divenne un formato stabile ed affidabile.
Gli sviluppatori di software si sentirono sicuri nell’inserirlo nei propri prodotti. Dieci anni di stabilità misero fine ai fastidiosi messaggi “Devi aggiornare Adobe Reader” e qualsiasi browser riusciva ad aprire file PDF senza alcuna obiezione.
Il gesto di Adobe di rinunciare alla proprietà esclusiva contribuì a mantenere il PDF in posizione dominante, rispetto ad altri formati file che si proposero come standard alternativi.
Ecco gli standard (oltre al PDF/A e PDF/X):
PDF/E per flussi di lavoro di documenti geospaziali, di costruzione e di prodizione;
PDF/VT per la stampa variabile e transizionale;
PDF/UA per l’accessibilità universale da parte di persone disabili.
Si arrivò persino a raggiungere tutti i dispositivi, compresi quelli mobili e con l’ultima versione Acrobat Pro Dc consentì di modificare i file da tablet IOS o Android.
“Ora è possibile”, spiega Adobe, “condividere rapidamente un PDF e tenere traccia di chi lo ha visualizzato, condividere contenuti con più persone e impostare promemoria automatici per rispettare le scadenze dei processi di approvazioni dei testi”. E continua: “gli utenti possono facilmente lasciare commenti all’interno del PDF stesso, eliminando innumerevoli e-mail e rendendo il processo molto più efficiente”.
Venne riprogettata anche la gestione delle firme digitali, Adobe Sign integrato in Acrobat DC e Acrobat Reader DC: consentì di firmare o inviare elettronicamente i documenti con la firma, indipendente dal supporto con cui si stava lavorando.